News di Lucio Romano

Vaticano: promulgate le Linee guida sull’intelligenza artificiale, in vigore dal 1° gennaio 2025

Vaticano: promulgate le Linee guida sull’intelligenza artificiale, in vigore dal 1° gennaio 2025

La Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano ha promulgato, con un decreto datato 16 dicembre 2024, le Linee guida in materia di intelligenza artificiale, entrate in vigore il 1° gennaio 2025. Il documento sottolinea l’importanza di “valorizzare e promuovere un utilizzo etico e trasparente dell’intelligenza artificiale, in una dimensione antropocentrica e affidabile, nel rispetto della dignità umana e del bene comune”. Le linee guida ribadiscono che i sistemi di Ia “devono essere al servizio dell’uomo, preservando il rispetto dell’autonomia e del potere decisionale umano”. Tra i principi chiave indicati nel decreto vi sono la protezione dei dati personali, la non discriminazione e la sostenibilità ambientale. È inoltre vietato l’utilizzo di IA che provochi danni fisici o psicologici, discrimini le persone con disabilità o comprometta la sicurezza dello Stato della Città del Vaticano. Per garantire il rispetto delle norme, è stata istituita una Commissione sull’intelligenza artificiale, composta da cinque membri, con il compito di monitorare l’applicazione delle linee guida e valutare l’impatto dell’Ia. “I sistemi e i modelli di intelligenza artificiale devono essere sviluppati e applicati garantendo la sicurezza dello Stato della Città del Vaticano, la protezione e la riservatezza dei dati personali, la non discriminazione dell’essere umano, la sostenibilità economica e la cura del Creato”, si legge nel decreto. (SIR, 13.1.2025)

Stati Uniti, Cina e Regno Unito guidano la classifica IA globale secondo Stanford HAI Global AI Vibrancy Tool

Stati Uniti, Cina e Regno Unito guidano la classifica IA globale secondo Stanford HAI Global AI Vibrancy Tool

Stanford Institute for Human-Centered AI (HAI) AI Index ha pubblicato Global AI Vibrancy Tool , che consente confronti flessibili fra 36 paesi sulla base di 42 indicatori specifici per l’IA di dominio pubblico.

Global AI Vibrancy Tool misura la solidità degli ecosistemi IA in funzione di otto pilastri – ricerca e sviluppo, IA responsabile, economia, istruzione, diversità, norme e governance societaria, opinione pubblica e infrastruttura – e alcuni degli indicatori sono pubblicazioni su riviste dedicate all’IA, totale degli investimenti privati nell’IA, leggi sull’IA promulgate e set di dati riguardanti modelli base.

Algorithms and care relationships in the blurred boundaries between natural and artificial

Algorithms and care relationships in the blurred boundaries between natural and artificial

“Algoritmi e relazione di cura: nei confini sfumati tra naturale e artificiale.” Su questo tema ho svolto la relazione al 49° Congresso della Società Internazionale di Storia della Medicina. Superare e annullare i limiti della dimensione biologica. Eliminare aspetti non desiderati come la sofferenza, la malattia, l’invecchiamento e persino l’essere mortali. Dovere morale è migliorare le capacità fisiche e cognitive della specie umana con un corpo in concordanza con i propri desideri. Sono questi soltanto alcuni degli aspetti più problematici di una rapidissima innovazione tecnologica che sembra rideclinare, secondo inediti paradigmi, lo sviluppo umano. In particolare, nell’ambito della medicina, si prospettano nuovi orizzonti nella relazione di cura nel confronto tra tecnocentrismo e umanocentrismo. Ecco la necessità di un nuovo umanesimo. Appunto un “umanesimo digitale” che non trasforma l’essere umano in una macchina e non interpreta le macchine come esseri umani.

Fragilità e violenze: la vita senza cura

Fragilità e violenze: la vita senza cura

“Fragilità e violenze: la vita senza cura” è il tema che ho trattato al “Violence and forensic issues dell’International Conference of Forensic Medicine”. Svolto a Napoli, sono stati tre intensi giorni di approfondimenti e confronti multidisciplinari. Giuristi, medici legali, magistrati, forze dell’ordine, medici, bioeticisti. Sono stati trattati i più vari ambiti di una inquietante realtà contemporanea. Un fenomeno drammaticamente presente in ogni classe sociale e categoria: donne, minori, persone con disabilità, anziani, migranti, detenuti, studenti, lavoratori.  Uno scenario, calato nelle varie realtà nazionali e internazionali. Con l’obiettivo di elaborare strategie di prevenzione e gestione di un fenomeno purtroppo sempre più diffuso e di cui, solo una parte, oggetto di denunce. 

Nel corso delle varie sessioni sono stati approfonditi, in dialogo con gli autori e successiva discussione del gruppo, contribuiti articolati in tre macroaree: la violenza domestica; la violenza nelle istituzioni; la violenza sociale o nelle relazioni con l’altro.

Un ringraziamento sentito alla Sezione di Medicina Legale, diretta dal Prof. Massimo Niola, del Dipartimento di Scienze Biomediche Avanzate Dell’Università “Federico II” di Napoli. Per aver ideato e realizzato un’iniziativa che ha lasciato davvero un segno molto positivo per sensibilità sociale, impegno professionale e concrete collaborazioni multidisciplinari e internazionali.

La Commissione europea firma la convenzione quadro del Consiglio d’Europa sull’intelligenza artificiale

La Commissione europea firma la convenzione quadro del Consiglio d’Europa sull’intelligenza artificiale

Oggi la Commissione ha firmato la convenzione quadro del Consiglio d’Europa sull’intelligenza artificiale (IA) a nome dell’UE. Si tratta del primo accordo internazionale giuridicamente vincolante sull’IA ed è pienamente in linea con il regolamento dell’UE sull’IA, la prima normativa globale in materia di IA al mondo. 

La convenzione prevede un approccio comune per garantire che i sistemi di IA siano compatibili con i diritti umani, la democrazia e lo Stato di diritto, consentendo nel contempo l’innovazione e la fiducia. Comprende una serie di concetti chiave tratti dal regolamento dell’UE sull’IA, tra cui un approccio basato sul rischio, trasparenza lungo la catena del valore dei sistemi di IA e dei contenuti generati dall’IA, obblighi di documentazione dettagliata per i sistemi di IA identificati come ad alto rischio e obblighi di gestione dei rischi con possibilità di introdurre divieti per i sistemi di IA considerati una chiara minaccia per i diritti fondamentali.

Download Comunicato e documenti: https://italy.representation.ec.europa.eu/notizie-ed-eventi/notizie/la-commissione-firma-la-convenzione-quadro-del-consiglio-deuropa-sullintelligenza-artificiale-2024-09-05_it

Riflessioni bioetiche sui Trattamenti di Sostegno Vitale. La sentenza n.135/2024 della Corte costituzionale

Riflessioni bioetiche sui Trattamenti di Sostegno Vitale. La sentenza n.135/2024 della Corte costituzionale

Che cosa si intende per trattamenti di sostegno vitale? È possibile e quando sospenderli? Sono solo alcuni dei più problematici e attuali interrogativi presi in considerazione dalla recente sentenza della Corte costituzionale (n.135/2024). Che riprende e ribadisce la precedente pronuncia (n.242/2019). A fronte di un dibattito bioetico che spesso tende a contrapporre posizioni interpretative confliggenti. Da un lato coloro che ritengono una svolta aperturista della Corte, dall’altro coloro che invece ritengono la stessa troppo cauta oppure «spinta troppo avanti».

Download Articolo: https://www.cortisupremeesalute.it/wp-content/uploads/2024/08/Romano.pdf

Regolamento europeo sull’IA. Pubblicato oggi in Gazzetta.

Regolamento europeo sull’IA. Pubblicato oggi in Gazzetta.

Da oggi 12 luglio 2024, con la pubblicazione in Gazzetta, il Regolamento europeo sull’Intelligenza Artificiale è ufficialmente legge dell’Unione europea.

Ecco il link: https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=OJ:L_202401689

“Lo scopo del presente regolamento è migliorare il funzionamento del mercato interno istituendo un quadro giuridico uniforme in particolare per quanto riguarda lo sviluppo, l’immissione sul mercato, la messa in servizio e l’uso di sistemi di intelligenza artificiale (sistemi di IA) nell’Unione, in conformità dei valori dell’Unione, promuovere la diffusione di un’intelligenza artificiale (IA) antropocentrica e affidabile, garantendo nel contempo un livello elevato di protezione della salute, della sicurezza e dei diritti fondamentali sanciti dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea («Carta»), compresi la democrazia, lo Stato di diritto e la protezione dell’ambiente, proteggere contro gli effetti nocivi dei sistemi di IA nell’Unione, nonché promuovere l’innovazione. Il presente regolamento garantisce la libera circolazione transfrontaliera di beni e servizi basati sull’IA, impedendo così agli Stati membri di imporre restrizioni allo sviluppo, alla commercializzazione e all’uso di sistemi di IA, salvo espressa autorizzazione del presente regolamento.”

Centro Interuniversitario di Ricerca Bioetica. Premio “M. Coltorti 2024”

Centro Interuniversitario di Ricerca Bioetica. Premio “M. Coltorti 2024”

Oggi al Centro Interuniversitario di Ricerca Bioetica (CIRB), proclamazione dei vincitori Premio “M. Coltorti 2024”. In qualità di Presidente della Commissione giudicatrice, con il Prof. Luigi Ferraro e il Prof. Don Gennaro Busiello, abbiamo ritenuto meritevoli tesi che hanno elaborato interessanti aspetti della ricerca in bioetica. Al premio “M. Coltorti” partecipano le Università della Campania e l’Università del Molise. La manifestazione si è svolta in occasione della Lectio Magistralis del Prof. Padre Paolo Benanti sul tema ”Potenzialità e sfide delle Intelligenze Artificiali”. La Lectio è stata presieduta e introdotta dal Prof. Andrea Patroni Griffi, costituzionalista e Direttore del CIRB.

The impact of generative artificial intelligence on socioeconomic inequalities and policy making

The impact of generative artificial intelligence on socioeconomic inequalities and policy making

Generative artificial intelligence (AI) has the potential to both exacerbate and ameliorate existing socioeconomic inequalities. In this article, we provide a state-of-the-art interdisciplinary overview of the potential impacts of generative AI on (mis)information and three information-intensive domains: work, education, and healthcare. Our goal is to highlight how generative AI could worsen existing inequalities while illuminating how AI may help mitigate pervasive social problems. In the information domain, generative AI can democratize content creation and access but may dramatically expand the production and proliferation of misinformation. In the workplace, it can boost productivity and create new jobs, but the benefits will likely be distributed unevenly. In education, it offers personalized learning, but may widen the digital divide. In healthcare, it might improve diagnostics and accessibility, but could deepen pre-existing inequalities. In each section, we cover a specific topic, evaluate existing research, identify critical gaps, and recommend research directions, including explicit trade-offs that complicate the derivation of a priori hypotheses. We conclude with a section highlighting the role of policymaking to maximize generative AI’s potential to reduce inequalities while mitigating its harmful effects. We discuss strengths and weaknesses of existing policy frameworks in the European Union, the United States, and the United Kingdom, observing that each fails to fully confront the socioeconomic challenges we have identified. We propose several concrete policies that could promote shared prosperity through the advancement of generative AI. This article emphasizes the need for interdisciplinary collaborations to understand and address the complex challenges of generative AI.

pgae191

“Il costruttore”

“Il costruttore”

Una grande testimonianza di politica, di democrazia, di rigore morale, di valori. “Il costruttore”, ovvero Alcide De Gasperi. Quest’anno ricorre il 70° anniversario della morte. Mi permetto di consigliare la lettura del libro di Antonio Polito. “Chi vuole rottamare, chi promette di asfaltare, chi minaccia di usare la ruspa. I politici dei nostri giorni amano distruggere, annunciano di voler abbattere l’edificio del passato, anche se di solito finiscono per abbattersi da soli”, così Antonio Polito nell’introduzione del libro.

Che prosegue: “Ci fu invece un uomo che si propose come «costruttore»: Alcide De Gasperi. Nel 70° anniversario della morte, cinque lezioni di straordinaria attualità che spaziano dalla sua concezione della democrazia come «antidittatura», che lo portò ad essere prima antifascista e poi anticomunista, alla politica estera, alla gestione della spesa pubblica, all’intervento del Mezzogiorno. Un modello per i politici dei nostri tempi.”

Tra le tante e significative citazioni riportate nel libro, “alla futura moglie, abituata a una certa agiatezza, ricordava prima del matrimonio la sua modesta situazione finanziaria e l’impegno alla sobrietà che aveva assunto con se stesso: «Con le mie attitudini posso, se vorrò guadagnare di più. L’avrei potuto anche fin d’ora, ma mi sono tracciate norme di severo disinteresse perché mi preme soprattutto la valutazione morale. Io sono tranquillo che tu condividerai con me le larghezze e le strettezze della vita e che in te troverò un sostegno per addolcire quella preoccupazione che venisse, non un aculeo verso i guadagni che potessero turbare la limpidezza della mia vita politica.»

“Intelligenza artificiale: uno strumento affascinante e tremendo” – Papa Francesco al G7, il testo integrale del discorso

“Intelligenza artificiale: uno strumento affascinante e tremendo” – Papa Francesco al G7, il testo integrale del discorso

Gentili Signore, illustri Signori!

Mi rivolgo oggi a Voi, Leader del Forum Intergovernativo del G7, con una riflessione sugli effetti dell’intelligenza artificiale sul futuro dell’umanità.

«La Sacra Scrittura attesta che Dio ha donato agli uomini il suo Spirito affinché abbiano “saggezza, intelligenza e scienza in ogni genere di lavoro” ( Es 35,31)» [1]. La scienza e la tecnologia sono dunque prodotti straordinari del potenziale creativo di noi esseri umani [2].

Ebbene, è proprio dall’utilizzo di questo potenziale creativo che Dio ci ha donato che viene alla luce l’intelligenza artificiale.

Quest’ultima,come è noto,è uno strumento estremamente potente, impiegato in tantissime aree dell’agire umano: dalla medicina al mondo del lavoro, dalla cultura all’ambito della comunicazione, dall’educazione alla politica. Ed è ora lecito ipotizzare che il suo uso influenzerà sempre di più il nostro modo di vivere, le nostre relazioni sociali e nel futuro persino la maniera in cui concepiamo la nostra identità di esseri umani [3].

Il tema dell’intelligenza artificiale è, tuttavia, spesso percepito come ambivalente: da un lato, entusiasma per le possibilità che offre, dall’altro genera timore per le conseguenze che lascia presagire. A questo proposito si può dire che tutti noi siamo, anche se in misura diversa, attraversati da dueemozioni: siamo entusiasti, quando immaginiamo i progressi che dall’intelligenza artificiale possono derivare, ma, al tempo stesso, siamo impauriti quando constatiamo i pericoli inerenti al suo uso [4].

Non possiamo, del resto, dubitare che l’avvento dell’intelligenza artificiale rappresenti una vera e propria rivoluzione cognitivo-industriale, che contribuirà alla creazione di un nuovo sistema sociale caratterizzato da complesse trasformazioni epocali. Ad esempio, l’intelligenza artificiale potrebbe permettere una democratizzazione dell’accesso al sapere, il progresso esponenziale della ricerca scientifica, la possibilità di delegare alle macchine i lavori usuranti; ma, al tempo stesso, essa potrebbe portare con sé una più grande ingiustizia fra nazioni avanzate e nazioni in via di sviluppo, fra ceti sociali dominanti e ceti sociali oppressi, mettendo così in pericolo la possibilità di una “cultura dell’incontro” a vantaggio di una “cultura dello scarto”.

La portata di queste complesse trasformazioni è ovviamente legata al rapido sviluppo tecnologico dell’intelligenza artificiale stessa.

Proprio questo vigoroso avanzamento tecnologico rende l’intelligenza artificiale uno strumento affascinante e tremendo al tempo stesso ed impone una riflessione all’altezza della situazione.

In tale direzione forse si potrebbe partire dalla costatazione che l’intelligenza artificiale è innanzitutto uno strumento. E viene spontaneo affermare che i benefici o i danni che essa porterà dipenderanno dal suo impiego.

Questo è sicuramente vero, poiché così è stato per ogni utensile costruito dall’essere umano sin dalla notte dei tempi.

Questa nostra capacità di costruire utensili, in una quantità e complessità che non ha pari tra i viventi, fa parlare di una condizione tecno-umana: l’essere umano ha da sempre mantenuto una relazione con l’ambiente mediata dagli strumenti che via via produceva. Non è possibile separare la storia dell’uomo e della civilizzazione dalla storia di tali strumenti. Qualcuno ha voluto leggere in tutto ciò una sorta di mancanza, un deficit, dell’essere umano, come se, a causa di tale carenza, fosse costretto a dare vita alla tecnologia [5]. Uno sguardo attento e oggettivo in realtà ci mostra l’opposto. Viviamo una condizione di ulteriorità rispetto al nostro essere biologico; siamo esseri sbilanciati verso il fuori-di-noi, anzi radicalmente aperti all’oltre. Da qui prende origine la nostra apertura agli altri e a Dio; da qui nasce il potenziale creativo della nostra intelligenza in termini di cultura e di bellezza; da qui, da ultimo, si origina la nostra capacità tecnica. La tecnologia è così una traccia di questa nostra ulteriorità.

Tuttavia, l’uso dei nostri utensili non sempre è univocamente rivolto al bene. Anche se l’essere umano sente dentro di sé una vocazione all’oltre e alla conoscenza vissuta come strumento di bene al servizio dei fratelli e delle sorelle e della casa comune (cfr Gaudium et spes, 16), non sempre questo accade. Anzi, non di rado, proprio grazie alla sua radicale libertà, l’umanità ha pervertito i fini del suo essere trasformandosi in nemica di sé stessa e del pianeta [6]. Stessa sorte possono avere gli strumenti tecnologici. Solo se sarà garantita la loro vocazione al servizio dell’umano, gli strumenti tecnologici riveleranno non solo la grandezza e la dignità unica dell’essere umano, ma anche il mandato che quest’ultimo ha ricevuto di “coltivare e custodire” (cfr Gen 2,15) il pianeta e tutti i suoi abitanti. Parlare di tecnologia è parlare di cosa significhi essere umani e quindi di quella nostra unica condizione tra libertà e responsabilità, cioè vuol dire parlare di etica.

Quando i nostri antenati, infatti, affilarono delle pietre di selce per costruire dei coltelli, li usarono sia per tagliare il pellame per i vestiti sia per uccidersi gli uni gli altri. Lo stesso si potrebbe dire di altre tecnologie molto più avanzate, quali l’energia prodotta dalla fusione degli atomi come avviene sul Sole, che potrebbe essere utilizzata certamente per produrre energia pulita e rinnovabile ma anche per ridurre il nostro pianeta in un cumulo di cenere.

L’intelligenza artificiale, però, è uno strumento ancora più complesso. Direi quasi che si tratta di uno strumento sui generis. Così, mentre l’uso di un utensile semplice (come il coltello) è sotto il controllo dell’essere umano che lo utilizza e solo da quest’ultimo dipende un suo buon uso, l’intelligenza artificiale, invece, può adattarsi autonomamente al compito che le viene assegnato e, se progettata con questa modalità, operare scelte indipendenti dall’essere umano per raggiungere l’obiettivo prefissato [7].

Conviene sempre ricordare che la macchina può, in alcune forme e con questi nuovi mezzi, produrre delle scelte algoritmiche. Ciò che la macchina fa è una scelta tecnica tra più possibilità e si basa o su criteri ben definiti o su inferenze statistiche. L’essere umano, invece, non solo sceglie, ma in cuor suo è capace di decidere. La decisione è un elemento che potremmo definire maggiormente strategico di una scelta e richiede una valutazione pratica. A volte, spesso nel difficile compito del governare, siamo chiamati a decidere con conseguenze anche su molte persone. Da sempre la riflessione umana parla a tale proposito di saggezza, la phronesis della filosofia greca e almeno in parte la sapienza della Sacra Scrittura. Di fronte ai prodigi delle macchine, che sembrano saper scegliere in maniera indipendente, dobbiamo aver ben chiaro che all’essere umano deve sempre rimanere la decisione, anche con i toni drammatici e urgenti con cui a volte questa si presenta nella nostra vita. Condanneremmo l’umanità a un futuro senza speranza, se sottraessimo alle persone la capacità di decidere su loro stesse e sulla loro vita condannandole a dipendere dalle scelte delle macchine. Abbiamo bisogno di garantire e tutelare uno spazio di controllo significativo dell’essere umano sul processo di scelta dei programmi di intelligenza artificiale: ne va della stessa dignità umana.

Proprio su questo tema permettetemi di insistere: in un dramma come quello dei conflitti armati è urgente ripensare lo sviluppo e l’utilizzo di dispositivi come le cosiddette “armi letali autonome” per bandirne l’uso, cominciando già da un impegno fattivo e concreto per introdurre un sempre maggiore e significativo controllo umano. Nessuna macchina dovrebbe mai scegliere se togliere la vita ad un essere umano.

C’è da aggiungere, inoltre, che il buon uso, almeno delle forme avanzate di intelligenza artificiale, non sarà pienamente sotto il controllo né degli utilizzatori né dei programmatori che ne hanno definito gli scopi originari al momento dell’ideazione. E questo è tanto più vero quanto è altamente probabile che, in un futuro non lontano, i programmi di intelligenze artificiali potranno comunicare direttamente gli uni con gli altri, per migliorare le loro performance. E, se in passato, gli esseri umani che hanno modellato utensili semplici hanno visto la loro esistenza modellata da questi ultimi – il coltello ha permesso loro di sopravvivere al freddo ma anche di sviluppare l’arte della guerra – adesso che gli esseri umani hanno modellato uno strumento complesso vedranno quest’ultimo modellare ancora di più la loro esistenza [8].

Il meccanismo basilare dell’intelligenza artificiale

Vorrei ora soffermarmi brevemente sulla complessità dell’intelligenza artificiale. Nella sua essenza l’intelligenza artificiale è un utensile disegnato per la risoluzione di un problema e funziona per mezzo di un concatenamento logico di operazioni algebriche, effettuato su categorie di dati, che sono raffrontati per scoprire delle correlazioni, migliorandone il valore statistico, grazie a un processo di auto-apprendimento, basato sulla ricerca di ulteriori dati e sull’auto-modifica delle sue procedure di calcolo.

L’intelligenza artificiale è così disegnata per risolvere dei problemi specifici, ma per coloro che la utilizzano è spesso irresistibile la tentazione di trarre, a partire dalle soluzioni puntuali che essa propone, delle deduzioni generali, persino di ordine antropologico.

Un buon esempio è l’uso dei programmi disegnati per aiutare i magistrati nelle decisioni relative alla concessione dei domiciliari a detenuti che stanno scontando una pena in un istituto carcerario. In questo caso, si chiede all’intelligenza artificiale di prevedere la probabilità di recidiva del crimine commesso da parte di un condannato a partire da categorie prefissate (tipo di reato, comportamento in prigione, valutazione psicologiche ed altro), permettendo all’intelligenza artificiale di avere accesso a categorie di dati inerenti alla vita privata del detenuto (origine etnica, livello educativo, linea di credito ed altro). L’uso di una tale metodologia – che rischia a volte di delegare de facto a una macchina l’ultima parola sul destino di una persona – può portare con sé implicitamente il riferimento ai pregiudizi insiti alle categorie di dati utilizzati dall’intelligenza artificiale.

L’essere classificato in un certo gruppo etnico o, più prosaicamente, l’aver commesso anni prima un’infrazione minore (il non avere pagato, per esempio, una multa per una sosta vietata), influenzerà, infatti, la decisione circa la concessione dei domiciliari. Al contrario, l’essere umano è sempre in evoluzione ed è capace di sorprendere con le sue azioni, cosa di cui la macchina non può tenere conto.

C’è da far presente poi che applicazioni simili a questa appena citata subiranno un’accelerazione grazie al fatto che i programmi di intelligenza artificiale saranno sempre più dotati della capacità di interagire direttamente con gli esseri umani (chatbots), sostenendo conversazioni con loro e stabilendo rapporti di vicinanza con loro, spesso molto piacevoli e rassicuranti, in quanto tali programmi di intelligenza artificiale saranno disegnati per imparare a rispondere, in forma personalizzata, ai bisogni fisici e psicologici degli esseri umani.

Dimenticare che l’intelligenza artificiale non è un altro essere umano e che essa non può proporre principi generali, è spesso un grave errore che trae origine o dalla profonda necessità degli esseri umani di trovare una forma stabile di compagnia o da un loro presupposto subcosciente, ossia dal presupposto che le osservazioni ottenute mediante un meccanismo di calcolo siano dotate delle qualità di certezza indiscutibile e di universalità indubbia.

Questo presupposto, tuttavia, è azzardato, come dimostra l’esame dei limiti intrinseci del calcolo stesso. L’intelligenza artificiale usa delle operazioni algebriche da effettuarsi secondo una sequenza logica (per esempio, se il valore di X è superiore a quello di Y, moltiplica X per Y; altrimenti dividi X per Y). Questo metodo di calcolo – il cosiddetto “algoritmo” – non è dotato né di oggettività né di neutralità [9]. Essendo infatti basato sull’algebra, può esaminare solo realtà formalizzate in termini numerici [10].

Non va dimenticato, inoltre, che gli algoritmi disegnati per risolvere problemi molto complessi sono così sofisticati da rendere arduo agli stessi programmatori la comprensione esatta del come essi riescano a raggiungere i loro risultati. Questa tendenza alla sofisticazione rischia di accelerarsi notevolmente con l’introduzione di computer quantistici che non opereranno con circuiti binari (semiconduttori o microchip), ma secondo le leggi, alquanto articolate, della fisica quantistica. D’altronde, la continua introduzione di microchip sempre più performanti è diventata già una delle cause del predominio dell’uso dell’intelligenza artificiale da parte delle poche nazioni che ne sono dotate.

Sofisticate o meno che siano, la qualità delle risposte che i programmi di intelligenza artificiale forniscono dipendono in ultima istanza dai dati che essi usano e come da questi ultimi vengono strutturati.

Mi permetto di segnalare, infine, un ultimo ambito in cui emerge chiaramente la complessità del meccanismo della cosiddetta intelligenza artificiale generativa (Generative Artificial Intelligence). Nessuno dubita che oggi sono a disposizione magnifici strumenti di accesso alla conoscenza che permettono persino il self-learning e il self-tutoring in una miriade di campi. Molti di noi sono rimasti colpiti dalle applicazioni facilmente disponibili on-line per comporre un testo o produrre un’immagine su qualsiasi tema o soggetto. Particolarmente attratti da questa prospettiva sono gli studenti che, quando devono preparare degli elaborati, ne fanno un uso sproporzionato.

Questi alunni, che spesso sono molto più preparati e abituati all’uso dell’intelligenza artificiale dei loro professori, dimenticano, tuttavia, che la cosiddetta intelligenza artificiale generativa, in senso stretto, non è propriamente “generativa”. Quest’ultima, in verità, cerca nei big data delle informazioni e le confeziona nello stile che le è stato richiesto. Non sviluppa concetti o analisi nuove. Ripete quelle che trova, dando loro una forma accattivante. E più trova ripetuta una nozione o una ipotesi, più la considera legittima e valida. Più che “generativa”, essa è quindi “rafforzativa”, nel senso che riordina i contenuti esistenti, contribuendo a consolidarli, spesso senza controllare se contengano errori o preconcetti.

In questo modo, non solo si corre il rischio di legittimare delle fake news e di irrobustire il vantaggio di una cultura dominante, ma di minare altresì il processo educativo in nuce. L’educazione che dovrebbe fornire agli studenti la possibilità di una riflessione autentica rischia di ridursi a una ripetizione di nozioni, che verranno sempre di più valutate come inoppugnabili, semplicemente in ragione della loro continua riproposizione [11].

Rimettere al centro la dignità della persona in vista di una proposta etica condivisa

A quanto già detto va ora aggiunta un’osservazione più generale. La stagione di innovazione tecnologica che stiamo attraversando, infatti, si accompagna a una particolare e inedita congiuntura sociale: sui grandi temi del vivere sociale si riesce con sempre minore facilità a trovare intese. Anche in comunità caratterizzate da una certa continuità culturale, si creano spesso accesi dibattiti e confronti che rendono difficile produrre riflessioni e soluzioni politiche condivise, volte a cercare ciò che è bene e giusto. Oltre la complessità di legittime visioni che caratterizzano la famiglia umana, emerge un fattore che sembra accomunare queste diverse istanze. Si registra come uno smarrimento o quantomeno un’eclissi del senso dell’umano e un’apparente insignificanza del concetto di dignità umana [12]. Sembra che si stia perdendo il valore e il profondo significato di una delle categorie fondamentali dell’Occidente: la categoria di persona umana. Ed è così che in questa stagione in cui i programmi di intelligenza artificiale interrogano l’essere umano e il suo agire, proprio la debolezza dell’ ethos connesso alla percezione del valore e della dignità della persona umana rischia di essere il più grande vulnus nell’implementazione e nello sviluppo di questi sistemi. Non dobbiamo dimenticare infatti che nessuna innovazione è neutrale. La tecnologia nasce per uno scopo e, nel suo impatto con la società umana, rappresenta sempre una forma di ordine nelle relazioni sociali e una disposizione di potere, che abilita qualcuno a compiere azioni e impedisce ad altri di compierne altre. Questa costitutiva dimensione di potere della tecnologia include sempre, in una maniera più o meno esplicita, la visione del mondo di chi l’ha realizzata e sviluppata.

Questo vale anche per i programmi di intelligenza artificiale. Affinché questi ultimi siano strumenti per la costruzione del bene e di un domani migliore, debbono essere sempre ordinati al bene di ogni essere umano. Devono avere un’ispirazione etica.

La decisione etica, infatti, è quella che tiene conto non solo degli esiti di un’azione, ma anche dei valori in gioco e dei doveri che da questi valori derivano. Per questo ho salutato con favore la firma a Roma, nel 2020, della Rome Call for AI Ethics [13] e il suo sostegno a quella forma di moderazione etica degli algoritmi e dei programmi di intelligenza artificiale che ho chiamato “algoretica”  [14]. In un contesto plurale e globale, in cui si mostrano anche sensibilità diverse e gerarchie plurali nelle scale dei valori, sembrerebbe difficile trovare un’unica gerarchia di valori. Ma nell’analisi etica possiamo ricorrere anche ad altri tipi di strumenti: se facciamo fatica a definire un solo insieme di valori globali, possiamo però trovare dei principi condivisi con cui affrontare e sciogliere eventuali dilemmi o conflitti del vivere.

Per questa ragione è nata la Rome Call: nel termine “algoretica” si condensano una serie di principi che si dimostrano essere una piattaforma globale e plurale in grado di trovare il supporto di culture, religioni, organizzazioni internazionali e grandi aziende protagoniste di questo sviluppo.

La politica di cui c’è bisogno

Non possiamo, quindi, nascondere il rischio concreto, poiché insito nel suo meccanismo fondamentale, che l’intelligenza artificiale limiti la visione del mondo a realtà esprimibili in numeri e racchiuse in categorie preconfezionate, estromettendo l’apporto di altre forme di verità e imponendo modelli antropologici, socio-economici e culturali uniformi. Il paradigma tecnologico incarnato dall’intelligenza artificiale rischia allora di fare spazio a un paradigma ben più pericoloso, che ho già identificato con il nome di “paradigma tecnocratico” [15]. Non possiamo permettere a uno strumento così potente e così indispensabile come l’intelligenza artificiale di rinforzare un tale paradigma, ma anzi, dobbiamo fare dell’intelligenza artificiale un baluardo proprio contro la sua espansione.

Ed è proprio qui che è urgente l’azione politica, come ricorda l’Enciclica Fratelli tutti. Certamente «per molti la politica oggi è una brutta parola, e non si può ignorare che dietro questo fatto ci sono spesso gli errori, la corruzione, l’inefficienza di alcuni politici. A ciò si aggiungono le strategie che mirano a indebolirla, a sostituirla con l’economia o a dominarla con qualche ideologia. E tuttavia, può funzionare il mondo senza politica? Può trovare una via efficace verso la fraternità universale e la pace sociale senza una buona politica?» [16].

La nostra risposta a queste ultime domande è: no! La politica serve! Voglio ribadire in questa occasione che «davanti a tante forme di politica meschine e tese all’interesse immediato […] la grandezza politica si mostra quando, in momenti difficili, si opera sulla base di grandi principi e pensando al bene comune a lungo termine. Il potere politico fa molta fatica ad accogliere questo dovere in un progetto di Nazione e ancora di più in un progetto comune per l’umanità presente e futura» [17].

Gentili Signore, illustri Signori!

Questa mia riflessione sugli effetti dell’intelligenza artificiale sul futuro dell’umanità ci conduce così alla considerazione dell’importanza della “sana politica” per guardare con speranza e fiducia al nostro avvenire. Come ho già detto altrove, «la società mondiale ha gravi carenze strutturali che non si risolvono con rattoppi o soluzioni veloci meramente occasionali. Ci sono cose che devono essere cambiate con reimpostazioni di fondo e trasformazioni importanti. Solo una sana politica potrebbe averne la guida, coinvolgendo i più diversi settori e i più vari saperi. In tal modo, un’economia integrata in un progetto politico, sociale, culturale e popolare che tenda al bene comune può “aprire la strada a opportunità differenti, che non implicano di fermare la creatività umana e il suo sogno di progresso, ma piuttosto di incanalare tale energia in modo nuovo” ( Laudato si’, 191)»  [18].

Questo è proprio il caso dell’intelligenza artificiale. Spetta ad ognuno farne buon uso e spetta alla politica creare le condizioni perché un tale buon uso sia possibile e fruttuoso.

Grazie.

____________________________________________________________________________

[1] Messaggio per la LVII Giornata Mondiale della Pace del 1° gennaio 2024, 1.

[2] Cfr ibid.

[3] Cfr ivi, 2.

[4] Questa ambivalenza fu già scorta da Papa San Paolo VI nel suo Discorso al personale del “Centro Automazione Analisi Linguistica” dell’Aloysianum, del 19 giugno 1964.

[5] Cfr A. Gehlen, L’uomo. La sua natura e il suo posto nel mondo, Milano 1983, 43.

[6] Lett. enc Laudato si’ (24 maggio 2015), 102-114.

[7] Cfr Messaggio per la LVII Giornata Mondiale della Pace del 1° gennaio 2024, 3.

[8] Le intuizioni di Marshall McLuhan e di John M. Culkin sono particolarmente pertinenti alle conseguenze dell’uso dell’intelligenza artificiale.

[9] Cfr Discorso ai partecipanti alla Plenaria della Pontificia Accademia per la Vita, 28 febbraio 2020.

[10] Cfr Messaggio per la LVII Giornata Mondiale della Pace del 1° gennaio 2024, 4.

[11] Cfr ivi, 3 e 7.

[12] Cfr Dicastero per la Dottrina della Fede, Dichiarazione Dignitas infinita circa la dignità umana (2 aprile 2024).

[13] Cfr Discorso ai partecipanti alla Plenaria della Pontificia Accademia per la Vita, 28 febbraio 2020.

[14] Cfr Discorso ai partecipanti al Convegno “Promoting Digital Child Dignity – From Concet to Action”, 14 novembre 2019; Discorso ai partecipanti alla Plenaria della Pontificia Accademia per la Vita, 28 febbraio 2020.

[15] Per una più ampia esposizione, rimando alla mia Lettera Enciclica Laudato si’ sulla cura della casa comune del 24 maggio 2015.

[16] Lettera enc. Fratelli tutti sulla fraternità e l’amicizia sociale (3 ottobre 2020), 176.

[17] Ivi, 178.

[18] Ivi, 179.

Borgo Egnazia (Puglia)
Venerdì, 14 giugno 2024