News di Lucio Romano

Rapporto annuale 2025
Mercoledì 21 maggio alle ore 11.00 a Palazzo Montecitorio, il Presidente dell’Istat Francesco Maria Chelli ha illustrato il “Rapporto annuale 2025. La situazione del Paese”.
La trentatreesima edizione del Rapporto esamina i cambiamenti economici, demografici e sociali che hanno interessato il Paese nell’anno appena trascorso, offrendo un quadro informativo ampio e approfondito sulle principali sfide del nostro tempo e su quelle che l’Italia sarà chiamata ad affrontare nei prossimi anni.
Il Rapporto è articolato in quattro capitoli: Economia e ambiente; Popolazione e società; Una società per tutte le età; Il sistema economico tra vincoli e opportunità: un confronto tra le generazioni. Per ciascuno di essi, dopo una breve introduzione, si evidenziano i principali risultati.”
Sintesi-Rapporto-Annuale-2025
Suicidio medicalmente assistito. Corte costituzionale conferma requisito trattamento di sostegno vitale e rinnova appelli al legislatore
Suicidio medicalmente assistito: la Corte conferma che il requisito del trattamento di sostegno vitale non è in contrasto con la Costituzione e rinnova i propri appelli al legislatore.
Ecco il Comunicato Stampa della Corte costituzionale (20 maggio 2025)
SUICIDIO MEDICALMENTE ASSISTITO: LA CORTE CONFERMA CHE IL REQUISITO DEL TRATTAMENTO DI SOSTEGNO VITALE NON È IN CONTRASTO CON LA COSTITUZIONE E RINNOVA I PROPRI APPELLI AL LEGISLATORE
“Non è costituzionalmente illegittimo subordinare la non punibilità dell’aiuto al suicidio al requisito che il paziente necessiti, secondo la valutazione medica, di un trattamento di sostegno vitale.
È quanto ha stabilito la Corte costituzionale nella sentenza numero 66, depositata oggi, in cui sono state ritenute non fondate varie questioni di legittimità costituzionale dell’articolo 580 del codice penale, sollevate dal GIP di Milano, al quale il pubblico ministero aveva chiesto di archiviare due procedimenti penali per aiuto al suicidio.
La Corte ha rammentato quanto già precisato nella sentenza numero 135 del 2024, pubblicata successivamente all’ordinanza di rimessione: il requisito che il paziente dipenda da un trattamento di sostegno vitale è integrato già quando vi sia l’indicazione medica della necessità di un tale trattamento allo scopo di assicurare l’espletamento delle sue funzioni vitali, in particolare ogniqualvolta si debba ritenere che l’omissione o l’interruzione di tale trattamento determinerebbe prevedibilmente la sua morte in un breve lasso di tempo, e sussistano tutti gli altri requisiti sostanziali e procedurali indicati dalla sentenza numero 242 del 2019. Non è dunque necessario che il paziente sia tenuto a iniziare il trattamento al solo scopo di poter poi essere aiutato a morire.
In assenza di una simile condizione, la Corte – reiterando considerazioni già svolte nella sentenza numero 135 del 2024 – ha ritenuto che non è discriminatorio limitare a questi pazienti la possibilità di accedere al suicidio assistito, e che tale limitazione non viola il diritto all’autodeterminazione del paziente. Pur non essendo, in ipotesi,
precluso al legislatore compiere scelte diverse, laddove appresti le necessarie garanzie contro i rischi di abuso e di abbandono del malato, al legislatore stesso deve infatti riconoscersi un «significativo margine di discrezionalità […] nel bilanciamento tra il dovere di tutela della vita umana, discendente dall’art. 2 Cost., e il principio dell’autonomia del paziente nelle decisioni che coinvolgono il proprio corpo, e cheè a sua volta un aspetto del più generale diritto al libero sviluppo della propria persona».
La Corte ha poi sottolineato il carattere essenziale che rivestono i requisiti e le condizioni procedurali per la non punibilità dell’aiuto al suicidio cui ha fatto riferimento la giurisprudenza costituzionale, in quanto funzionali sia a prevenire il pericolo di abusi a danno delle persone deboli e vulnerabili, sia a «contrastare derive sociali o culturali che inducano le persone malate a scelte suicide, quando invece ben potrebbero trovare ragioni per continuare a vivere, ove fossero adeguatamente sostenute dalle rispettive reti familiari e sociali, oltre che dalle istituzioni pubbliche nel loro complesso».
La Corte ha rammentato che costituisce preciso dovere della Repubblica garantire «adeguate forme di sostegno sociale, di assistenza sanitaria e sociosanitaria domiciliare continuativa, perché la presenza o meno di queste forme di assistenza condiziona le scelte della persona malata e può costituire lo spartiacque tra la scelta di vita e la richiesta di morte». In proposito, ha osservato con preoccupazione che ancor oggi, nel nostro Paese, non è garantito un accesso universale ed equo alle cure palliative nei vari contesti sanitari, sia domiciliari che ospedalieri; vi sono spesso lunghe liste di attesa; si sconta una mancanza di personale adeguatamente formato e una distribuzione territoriale dell’offerta troppo divaricata; e la stessa effettiva presa in carico da parte del servizio sociosanitario, per queste persone, è a volte insufficiente.
Infine, la sentenza ha «ribadito con forza l’auspicio […] che il legislatore e il Servizio sanitario nazionale intervengano prontamente ad assicurare concreta e puntuale attuazione a quanto stabilito dalla sentenza n. 242 del 2019, ferma restando la possibilità per il legislatore di dettare una diversa disciplina nel rispetto delle esigenze richiamate ancora una volta dalla presente pronuncia».
Roma, 20 maggio 2025

Papa Leone XIV: intelligenza artificiale, una nuova questione sociale. Dignità, giustizia, lavoro.
«Ho pensato di prendere il nome di Leone XIV. Diverse sono le ragioni, però principalmente perché il Papa Leone XIII, infatti, con la storica Enciclica Rerum novarum, affrontò la questione sociale nel contesto della prima grande rivoluzione industriale; e oggi la Chiesa offre a tutti il suo patrimonio di dottrina sociale per rispondere a un’altra rivoluzione industriale e agli sviluppi dell’intelligenza artificiale, che comportano nuove sfide per la difesa della dignità umana, della giustizia e del lavoro».
Ecco il testo integrale del Discorso di Papa Leone XIV che ha ricevuto oggi (10 maggio 2025) i membri del Collegio cardinalizio.
«Fratelli cardinali! Saluto e ringrazio tutti voi per questo incontro e per i giorni che lo hanno preceduto, dolorosi per la perdita del Santo Padre Francesco, impegnativi per le responsabilità affrontate insieme e al tempo stesso, secondo la promessa che Gesù stesso ci ha fatto, ricchi di grazia e di consolazione nello Spirito (cfr Gv 14,25-27).
Voi, cari cardinali, siete i più stretti collaboratori del Papa, e ciò mi è di grande conforto nell’accettare un giogo chiaramente di gran lunga superiore alle mie forze, come a quelle di chiunque. La vostra presenza mi ricorda che il Signore, che mi ha affidato questa missione, non mi lascia solo nel portarne la responsabilità. So prima di tutto di poter contare sempre, sempre sul suo aiuto, l’aiuto del Signore, e, per sua grazia e provvidenza, sulla vicinanza vostra e di tanti fratelli e sorelle che in tutto il mondo credono in Dio, amano la Chiesa e sostengono con la preghiera e con le buone opere il vicario di Cristo.
Ringrazio il decano del Collegio cardinalizio, cardinale Giovanni Battista Re – merita un applauso, almeno uno se non di più –, la cui sapienza, frutto di una lunga vita e di tanti anni di fedele servizio alla Sede Apostolica, ci ha molto aiutato in questo tempo. Ringrazio il Camerlengo di Santa Romana Chiesa, cardinale Kevin Joseph Farrell – credo che sia qui presente –, per il prezioso e impegnativo ruolo che ha svolto nel tempo della sede vacante e della convocazione del Conclave.
Rivolgo il mio pensiero anche ai fratelli cardinali che, per ragioni di salute, non hanno potuto essere presenti e con voi mi stringo a loro in comunione di affetto e di preghiera. In questo momento, ad un tempo triste e lieto, provvidenzialmente avvolto dalla luce della Pasqua, vorrei che guardassimo assieme alla dipartita del compianto Santo Padre Francesco e al Conclave come a un evento pasquale, una tappa del lungo esodo attraverso cui il Signore continua a guidarci verso la pienezza della vita; e in questa prospettiva affidiamo al «Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione» (2Cor 1,3) l’anima del defunto Pontefice e anche il futuro della Chiesa.
Il Papa, a cominciare da San Pietro e fino a me, suo indegno successore, è un umile servitore di Dio e dei fratelli, non altro che questo. Bene lo hanno mostrato gli esempi di tanti miei predecessori, da ultimo quello di Papa Francesco stesso, con il suo stile di piena dedizione nel servizio e sobria essenzialità nella vita, di abbandono in Dio nel tempo della missione e di serena fiducia nel momento del ritorno alla casa del Padre. Raccogliamo questa preziosa eredità e riprendiamo il cammino, animati dalla stessa speranza che viene dalla fede.
È il Risorto, presente in mezzo a noi, che protegge e guida la Chiesa e che continua a ravvivarla nella speranza, attraverso l’amore «riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato donato» (Rm 5,5). A noi spetta farci docili ascoltatori della sua voce e fedeli ministri dei suoi disegni di salvezza, ricordando che Dio ama comunicarsi, più che nel fragore del tuono e del terremoto, nel «sussurro di una brezza leggera» (1Re 19,12) o, come alcuni traducono, in una “sottile voce di silenzio”. È questo l’incontro importante, da non perdere, e a cui educare e accompagnare tutto il santo Popolo di Dio che ci è affidato.
Nei giorni scorsi, abbiamo potuto vedere la bellezza e sentire la forza di questa immensa comunità, che con tanto affetto e devozione ha salutato e pianto il suo Pastore, accompagnandolo con la fede e con la preghiera nel momento del suo definitivo incontro con il Signore. Abbiamo visto qual è la vera grandezza della Chiesa, che vive nella varietà delle sue membra unite all’unico Capo, Cristo, «pastore e custode» (1Pt 2,25) delle nostre anime.
Essa è il grembo da cui anche noi siamo stati generati e al tempo stesso il gregge (cfr Gv 21,15-17), il campo (cfr Mc 4,1-20) che ci è dato perché lo curiamo e lo coltiviamo, lo alimentiamo con i sacramenti della salvezza e lo fecondiamo con il seme della parola, così che, solido nella concordia ed entusiasta nella missione, cammini, come già gli israeliti nel deserto, all’ombra della nube e alla luce del fuoco di Dio (cfr Es 13,21).
E in proposito vorrei che insieme, oggi, rinnovassimo la nostra piena adesione, in tale cammino, alla via che ormai da decenni la Chiesa universale sta percorrendo sulla scia del Concilio Vaticano II. Papa Francesco ne ha richiamato e attualizzato magistralmente i contenuti nell’Esortazione apostolica Evangelii gaudium, di cui voglio sottolineare alcune istanze fondamentali: il ritorno al primato di Cristo nell’annuncio (cfr n. 11); la conversione missionaria di tutta la comunità cristiana (cfr n. 9); la crescita nella collegialità e nella sinodalità (cfr n. 33); l’attenzione al sensus fidei (cfr nn. 119-120), specialmente nelle sue forme più proprie e inclusive, come la pietà popolare (cfr n. 123); la cura amorevole degli ultimi, e degli scartati (cfr n. 53); il dialogo coraggioso e fiducioso con il mondo contemporaneo nelle sue varie componenti e realtà.
Si tratta di principi del Vangelo che da sempre animano e ispirano la vita e l’opera della Famiglia di Dio, di valori attraverso i quali il volto misericordioso del Padre si è rivelato e continua a rivelarsi nel Figlio fatto uomo, speranza ultima di chiunque cerchi con animo sincero la verità, la giustizia, la pace e la fraternità (cfr BENEDETTO XVI, Lett. enc. Spe salvi, 2; FRANCESCO, Bolla Spes non confundit, 3).
Proprio sentendomi chiamato a proseguire in questa scia, ho pensato di prendere il nome di Leone XIV. Diverse sono le ragioni, però principalmente perché il Papa Leone XIII, infatti, con la storica Enciclica Rerum novarum, affrontò la questione sociale nel contesto della prima grande rivoluzione industriale; e oggi la Chiesa offre a tutti il suo patrimonio di dottrina sociale per rispondere a un’altra rivoluzione industriale e agli sviluppi dell’intelligenza artificiale, che comportano nuove sfide per la difesa della dignità umana, della giustizia e del lavoro.
Fratelli carissimi, vorrei concludere questa prima parte del il nostro incontro facendo mio – e proponendo anche a voi – l’auspicio che San Paolo VI, nel 1963, pose all’inizio del suo Ministero petrino: «Passi su tutto il mondo come una grande fiamma di fede e di amore che accenda tutti gli uomini di buona volontà, ne rischiari le vie della collaborazione reciproca, e attiri sull’umanità, ancora e sempre, l’abbondanza delle divine compiacenze, la forza stessa di Dio, senza l’aiuto del Quale, nulla è valido, nulla è santo» (Messaggio all’intera Famiglia Umana Qui fausto die, 22 giugno 1963). Siano questi anche i nostri sentimenti, da tradurre in preghiera e impegno, con l’aiuto del Signore».

L’eredità di Francesco
Le parole, i gesti, i viaggi: tutto ciò che Francesco lascia in eredità alla Chiesa e al prossimo successore di Pietro. “Da giorni Avvenire racconta le parole, gli incontri, le immagini che hanno segnato con uno stile inconfondibile il papato di Francesco. È qui in mezzo l’eredità che questo pastore «venuto dalla fine del mondo» ha consegnato alla Chiesa e al mondo: Avvenire ha raccolto in uno speciale digitale gli approfondimenti più significativi elaborati in questo momento di passaggio, in cui il dolore per la morte di Francesco si mescola con l’attesa per il prossimo successore di Pietro, chiamato a raccogliere e far fruttare quanto seminato in passato. “Incontrare e farsi incontrare, è stato stile e suggello di un intero pontificato”, ha sottolineato il direttore di Avvenire, Marco Girardo, nell’editoriale del 22 aprile. “Fino all’ultimo ha mostrato il suo corpo fragile e senza voce a San Pietro, per incontrare e farsi incontrare”, e il ricordo di quest’uomo così vivo e autentico, senza filtri, accompagnerà a lungo il nostro ricordo di Francesco. Ma non ha solo parlato con la vita, il Papa che ci ha appena lasciati: i viaggi, i discorsi, il magistero segnano un punto comunque di svolta per la Chiesa, che ha trovato in Bergoglio richiami costanti e instancabili al primato degli ultimi, all’ossessione per i sofferenti, al disperato bisogno di pace. E poi il magistero, i discorsi, i viaggi, i gesti: uno su tutti, la preghiera in Piazza San Pietro nel pieno della pandemia globale. C’è tutto questo nelle 26 pagine che Avvenire regala ai suoi lettori.”
Leredita-di-Francesco-Avvenire-6.5.2025
Addio Francesco


The 2025 AI Index Report
As AI continues to reshape our lives, the corporate world, and public discourse, the AI Index continues to track its progress— offering an independent, data-driven perspective on AI’s development, adoption, and impact, across time and geography.
What a year 2024 has been for AI. The recognition of AI’s role in advancing humanity’s knowledge is reflected in Nobel prizes in physics and chemistry, and the Turing award for foundational work in reinforcement learning. The once-formidable Turing Test is no longer considered an ambitious goal, having been surpassed by today’s sophisticated systems. Meanwhile, AI adoption has accelerated at an unprecedented rate, as millions of people are now using AI on a regular basis both for their professional work and leisure activities. As high-performing, low-cost, and openly available models proliferate, AI’s accessibility and impact are set to expand even further.
After a brief slowdown, corporate investment in AI rebounded. The number of newly funded generative AI startups nearly tripled, and after years of sluggish uptake, business adoption accelerated significantly in 2024. AI has moved from the margins to become a central driver of business value.
Governments, too, are ramping up their involvement. Policymakers are no longer just debating AI—they’re investing in it. Several countries launched billion-dollar national AI infrastructure initiatives, including major efforts to expand energy capacity to support AI development. Global coordination is increasing, even as local initiatives take shape.
Yet trust remains a major challenge. Fewer people believe AI companies will safeguard their data, and concerns about fairness and bias persist. Misinformation continues to pose risks, particularly in elections and the proliferation of deepfakes. In response, governments are advancing new regulatory frameworks aimed at promoting transparency, accountability, and fairness. Public attitudes are also shifting. While skepticism remains, a global survey in 2024 showed a notable rise in optimism about AI’s potential to deliver broad societal benefits.
AI is no longer just a story of what’s possible—it’s a story of what’s happening now and how we are collectively shaping the future of humanity. Explore this year’s AI Index report and see for yourself.
Yolanda Gil and Raymond Perrault – Co-directors, AI Index Report
https://hai-production.s3.amazonaws.com/files/hai_ai_index_report_2025.pdf

“Sorridi donna” di Alda Merini per la Giornata Internazionale dei Diritti delle Donne
Sorridi donna
sorridi sempre alla vita
anche se lei non ti sorride.
Sorridi agli amori finiti
sorridi ai tuoi dolori
sorridi comunque.
Il tuo sorriso sarà
luce per il tuo cammino
faro per naviganti sperduti.
Il tuo sorriso sarà
un bacio di mamma,
un battito d’ali,
un raggio di sole per tutti.

Terra dei Fuochi: condanna della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo
La Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU) ha condannato l’Italia in merito all’inquinamento della Terra dei Fuochi. La sentenza riporta, tra le motivazioni del pronunciamento, l’Indagine conoscitiva del Senato: “Effetti dell’inquinamento ambientale sull’incidenza dei tumori, delle malformazioni feto-neonatali ed epigenetica”. Indagine di cui ho avuto la responsabilità di essere promotore, relatore ed estensore nella XVII Legislatura.
La Corte europea dei diritti dell’uomo ha stabilito che l’Italia ha violato il diritto alla vita ai sensi dell’art. 2 CEDU e, tra l’altro, per non aver impedito il sistematico inquinamento di un’ampia area del territorio della Campania. Causato da sversamenti e roghi di rifiuti di ogni sorta. Inoltre, la CEDU condanna l’Italia anche per non aver proceduto in maniera tempestiva e adeguata a intervenire sui rischi per la salute derivanti da tale inquinamento. Tenuto conto, come la stessa Corte rileva, di un rischio quantomeno risalente ai primi anni ’90.
Ecco la sentenza con evidenziate (in giallo) le motivazioni che richiamano l’Indagine conoscitiva.
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Antiqua et nova
Pubblicata la Nota sul rapporto tra Intelligenza Artificiale e Intelligenza umana dei Dicasteri per la Dottrina della Fede e per la Cultura e l’Educazione: “L’IA non è una forma artificiale dell’intelligenza, ma uno dei suoi prodotti”. Evidenziate le potenzialità e le sfide nei campi di educazione, economia, lavoro, sanità, relazioni umane e internazionali, contesti di guerra.
Non va considerata come una persona l’Intelligenza Artificiale, non va divinizzata, non deve sostituire le relazioni umane, ma deve essere utilizzata “solo come strumento complementare all’intelligenza umana”. I moniti del Papa sull’IA di questi ultimi anni fanno da traccia ad Antiqua et Nova, la nota sul rapporto tra Intelligenza Artificiale e Intelligenza umana frutto della mutua riflessione tra Dicastero per la Dottrina della Fede e Dicastero per la Cultura e l’Educazione. Un documento rivolto a genitori, insegnanti, preti, vescovi e quanti sono chiamati a educare e trasmettere la fede, ma anche a coloro che condividono l’esigenza di uno sviluppo scientifico e tecnologico “al servizio della persona e del bene comune” [5]. Pubblicata oggi, 28 gennaio, la Nota è stata approvata dal Papa.
Testo integrale della Nota: https://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2025/01/28/0083/01166.html
In 117 paragrafi, Antiqua et Nova (in riferimento alla “sapienza”, antica e nuova) mette in luce sfide e opportunità dello sviluppo dell’Intelligenza Artificiale (IA) nei campi di educazione, economia, lavoro, sanità, relazioni internazionali e interpersonali, contesti di guerra. In quest’ultimo ambito, ad esempio, le potenzialità dell’IA – avverte la Nota – potrebbero accrescere le risorse belliche “ben oltre la portata del controllo umano”, accelerando “una corsa destabilizzante agli armamenti con conseguenze devastanti per i diritti umani” [99].
Pericoli e progressi
Più nel dettaglio, il documento elenca con ragionato equilibrio i pericoli dell’IA ma anche i progressi, che anzi incoraggia come “parte della collaborazione” dell’uomo con Dio “nel portare a perfezione la creazione visibile” [2]. La preoccupazione, tuttavia, è grande ed è quella data da tutte le innovazioni i cui effetti sono ancora imprevedibili, anche per ciò che al momento appare innocuo come la generazione di testi e immagini che rischiano di avere un influsso sulla “crescente crisi di verità” [3].
Distinguere tra IA e intelligenza umana
Dunque sono considerazioni etiche e antropologiche quelle al centro della riflessione dei due Dicasteri che dedicano diversi paragrafi della Nota alla distinzione “decisiva” tra Intelligenza Artificiale e intelligenza umana. Quella che “si esercita nelle relazioni” [18], che è modellata da Dio ed “è plasmata da una miriade di esperienze vissute nella corporeità”. L’IA “manca della capacità di evolversi in questo senso” [31]. E la sua è “una visione funzionalista”, con le persone valutate solo in base a lavori e risultati, laddove la dignità umana è imprescindibile e rimane intatta sempre. Anche in “un bambino non ancora nato”, in “una persona in stato non cosciente” o in “un anziano sofferente” [34]. “Fuorviante”, allora, usare la parola stessa “intelligenza” in riferimento all’IA: non è “una forma artificiale dell’intelligenza”, ma “uno dei suoi prodotti” [35].
Potere in mano di pochi
E come ogni prodotto dell’ingegno umano, anche l’IA può essere diretta verso “fini positivi o negativi”, sottolinea Antiqua et Nova. Non nega, il documento, che l’Intelligenza Artificiale possa introdurre “importanti innovazioni” in vari campi [48] ma avverte dal rischio che essa possa aggravare situazioni di marginalizzazione, discriminazione, povertà, “divario digitale”, disuguaglianze sociali [52]. A sollevare “preoccupazioni etiche” è soprattutto il fatto che “la maggior parte del potere sulle principali applicazioni dell’IA sia concentrato nelle mani di poche potenti aziende” [53], così che questa tecnologia finisca ad essere manipolata per “guadagni personali o aziendali” o ad “orientare l’opinione pubblica verso l’interesse di un settore” [53].
Guerra
La Nota passa al vaglio i vari ambiti del vivere in relazione all’IA. Immancabile il riferimento alla guerra. Mentre le “capacità analitiche” dell’IA potrebbero essere impiegate per aiutare le nazioni a ricercare pace e sicurezza, sono “grave motivo di preoccupazione etica” i sistemi di armi autonome e letali, in grado di “identificare e colpire obiettivi senza intervento umano diretto” [100] e senza alcun tipo di “giudizio morale”. Il Papa ha invitato con urgenza a bandirne l’uso, perché come ha detto al G7 in Puglia: “Nessuna macchina dovrebbe mai scegliere se togliere la vita ad un essere umano”. Le macchine in grado di uccidere con precisione in modo autonomo e altre capaci di distruzione di massa sono una minaccia vera e propria per “la sopravvivenza dell’umanità o di intere regioni” [101]. Queste tecnologie “danno alla guerra un potere distruttivo incontrollabile, che colpisce molti civili innocenti, senza risparmiare nemmeno i bambini”, denuncia Antiqua et Nova. Per evitare che l’umanità precipiti in “spirali di autodistruzione”, è necessario allora “assumere una posizione netta contro tutte le applicazioni della tecnologia che minacciano intrinsecamente la vita e la dignità della persona umana”.
Relazioni umane
Sulle relazioni umane il documento osserva che l’IA può, sì, “favorire le connessioni” ma, al contempo, portare a “un dannoso isolamento” [58]. “L’antropomorfizzazione dell’IA”, pure, pone particolari problemi per la crescita dei bambini, incoraggiati aintendere “le relazioni umane in modo utilitaristico”, come avviene con i chatbot [60]. “Erroneo”, poi, rappresentarel’IA come una persona ed è “una grave violazione etica” attuare ciòper scopi fraudolenti. Così come “utilizzare l’IA per ingannarein altri contesti – quali l’educazione o le relazioni umane, compresa la sfera della sessualità – è profondamente immoralee richiede un’attenta vigilanza” [62].
Economia e lavoro
La stessa vigilanza viene domandata in ambito economico-finanziario. In particolare nel campo del lavoro si rileva che se, da una parte, l’IA ha “potenzialità” per accrescere competenze e produttività o per creare nuovi posti di lavoro, dall’altra, può “dequalificare i lavoratori, sottoporli a una sorveglianza automatizzata e relegarli a funzioni rigide e ripetitive” [67], al punto da “soffocare” ogni capacità innovativa. “Non si deve cercare di sostituire sempre più il lavoro umano con il progresso tecnologico: così facendo l’umanità danneggerebbe sé stessa”, sottolinea la Nota [70].
Sanità
Ampio spazio viene dedicato al tema della sanità. Pur detenendo un enorme potenziale in svariate applicazioni in campo medico (ad esempio l’aiuto all’attività diagnostica), l’IA qualora andasse a sostituire la relazione medico-paziente lasciando l’interazione solo alle macchine, rischierebbe di “peggiorare quella solitudine che frequentemente accompagna la malattia”. Pure l’ottimizzazione delle risorse non deve “penalizzare i più fragili” o creare “forme di pregiudizio e discriminazione” [75] che portino a rafforzare una “medicina per i ricchi”, in cui le persone provviste di mezzi finanziari traggono beneficio da strumenti avanzati di prevenzione e informazioni mediche personalizzate, mentre altri faticano ad avere accesso persino ai servizi di base.
Educazione
Rischi vengono evidenziati anche nel campo dell’educazione. Se usata in maniera prudente, l’IA può migliorare l’accesso all’istruzione e offrire “riscontri immediati” agli studenti [80]. Il problema è che molti programmi “si limitano a fornire risposte invece di spingere gli studenti a reperirle da sé, oppure a scrivere essi stessi dei testi”; questo porta a perdere l’allenamento nell’accumulare informazioni o nello sviluppare un pensiero critico [82]. Senza dimenticare quante “informazioni distorte o artefatte” o “contenuti inesatti” alcuni programmi possono generare, andando così a legittimare le fake news [84].
Fake News e Deepfake
A proposito di fake news il documento rammenta il serio rischio che l’IA “generi contenuti manipolati e informazioni false” [85] così da alimentare una “allucinazione” da IA, con contenuti non veritieri che sembrano reali. Ancora più preoccupante è quando tali contenuti fittizi sono usati intenzionalmente a fini di manipolazione. Ad esempio, quando si divulgano intenzionalmente immagini, video e audio deepfake (rappresentazioni modificate o generate da algoritmo) per “ingannare o danneggiare” [87]. L’appello è quindi ad avere sempre “cura di controllare la veridicità” di quanto divulgato e a evitare, in ogni caso, “la condivisione di parole e immagini degradanti per l’essere umano”, escludendo “ciò che alimenta l’odio e l’intolleranza, svilisce la bellezza e l’intimità della sessualità umana, sfrutta i deboli e gli indifesi” [89].
Privacy, controllo, libertà religiosa
Su privacy e controllo, la Nota evidenzia che alcuni tipi di dati possono arrivare a toccare l’intimità della persona, “forse persino la sua coscienza” [90]. I dati ormai si acquisiscono con una minima quantità di informazioni e il pericolo è di far diventare tutto “una specie di spettacolo che può essere spiato, vigilato” [92]. Inoltre, si avverte, “la sorveglianza digitale può essere usata per esercitare un controllo sulla vita dei credenti e sull’espressione della loro fede” [90].
Casa comune
Sul tema Creato vengono giudicate “promettenti” le applicazioni dell’IA per migliorare il rapporto con la casa comune. Basti pensare ai modelli per la previsione di eventi climatici estremi, la gestione dei soccorsi o il supporto all’agricoltura sostenibile [95]. Al contempo, gli attuali modelli di IA e il sistema hardware che li supporta richiedono “ingenti quantità di energia e di acqua e contribuiscono in modo significativo alle emissioni di CO2, oltre a consumare risorse in modo intensivo”. È quindi un tributo “pesante” quello si esige dall’ambiente: “Lo sviluppo di soluzioni sostenibili è vitale per ridurre il loro impatto sulla casa comune”.
Il rapporto con Dio
“La presunzione di sostituire Dio con un’opera delle proprie mani è idolatria”: la Nota cita le Sacre Scritture per mettere in guardia dal fatto che l’IA può risultare “più seducente rispetto agli idoli tradizionali” [105]. Ricorda pertanto che essa non è altro che “un pallido riflesso” dell’umanità: “Non è l’IA a essere divinizzata e adorata, ma l’essere umano, per diventare, in questo modo, schiavo della propria stessa opera”. Da qui, una raccomandazione conclusiva: “L’IA dovrebbe essere utilizzata solo come uno strumento complementare all’intelligenza umana e non sostituire la sua ricchezza” [112].
Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano

Vaticano: promulgate le Linee guida sull’intelligenza artificiale, in vigore dal 1° gennaio 2025
La Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano ha promulgato, con un decreto datato 16 dicembre 2024, le Linee guida in materia di intelligenza artificiale, entrate in vigore il 1° gennaio 2025. Il documento sottolinea l’importanza di “valorizzare e promuovere un utilizzo etico e trasparente dell’intelligenza artificiale, in una dimensione antropocentrica e affidabile, nel rispetto della dignità umana e del bene comune”. Le linee guida ribadiscono che i sistemi di Ia “devono essere al servizio dell’uomo, preservando il rispetto dell’autonomia e del potere decisionale umano”. Tra i principi chiave indicati nel decreto vi sono la protezione dei dati personali, la non discriminazione e la sostenibilità ambientale. È inoltre vietato l’utilizzo di IA che provochi danni fisici o psicologici, discrimini le persone con disabilità o comprometta la sicurezza dello Stato della Città del Vaticano. Per garantire il rispetto delle norme, è stata istituita una Commissione sull’intelligenza artificiale, composta da cinque membri, con il compito di monitorare l’applicazione delle linee guida e valutare l’impatto dell’Ia. “I sistemi e i modelli di intelligenza artificiale devono essere sviluppati e applicati garantendo la sicurezza dello Stato della Città del Vaticano, la protezione e la riservatezza dei dati personali, la non discriminazione dell’essere umano, la sostenibilità economica e la cura del Creato”, si legge nel decreto. (SIR, 13.1.2025)

Stati Uniti, Cina e Regno Unito guidano la classifica IA globale secondo Stanford HAI Global AI Vibrancy Tool
Stanford Institute for Human-Centered AI (HAI) AI Index ha pubblicato Global AI Vibrancy Tool , che consente confronti flessibili fra 36 paesi sulla base di 42 indicatori specifici per l’IA di dominio pubblico.
Global AI Vibrancy Tool misura la solidità degli ecosistemi IA in funzione di otto pilastri – ricerca e sviluppo, IA responsabile, economia, istruzione, diversità, norme e governance societaria, opinione pubblica e infrastruttura – e alcuni degli indicatori sono pubblicazioni su riviste dedicate all’IA, totale degli investimenti privati nell’IA, leggi sull’IA promulgate e set di dati riguardanti modelli base.

Algorithms and care relationships in the blurred boundaries between natural and artificial
“Algoritmi e relazione di cura: nei confini sfumati tra naturale e artificiale.” Su questo tema ho svolto la relazione al 49° Congresso della Società Internazionale di Storia della Medicina. Superare e annullare i limiti della dimensione biologica. Eliminare aspetti non desiderati come la sofferenza, la malattia, l’invecchiamento e persino l’essere mortali. Dovere morale è migliorare le capacità fisiche e cognitive della specie umana con un corpo in concordanza con i propri desideri. Sono questi soltanto alcuni degli aspetti più problematici di una rapidissima innovazione tecnologica che sembra rideclinare, secondo inediti paradigmi, lo sviluppo umano. In particolare, nell’ambito della medicina, si prospettano nuovi orizzonti nella relazione di cura nel confronto tra tecnocentrismo e umanocentrismo. Ecco la necessità di un nuovo umanesimo. Appunto un “umanesimo digitale” che non trasforma l’essere umano in una macchina e non interpreta le macchine come esseri umani.
